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19 luglio, una data che ha fatto la storia della Sicilia.
Era il 19 luglio di 32 anni fa e alle 16:59 di quel terribile pomeriggio un boato ha sconvolto Palermo. Quel boato proveniva da via D’Amelio, si trattava di un attentato mafioso ai danni del magistrato Paolo Borsellino.
A soli 57 giorni dall’omicidio del collega Giovanni Falcone, anche lui fatto saltare in aria con la sua auto nella zona di Capaci, a pochi metri dall’aeroporto, un altro attentato ha colpito la magistratura Italiana. A perdere la vita questa volta sono stati Paolo Borsellino e 5 agenti della sua scorta.
Borsellino quel giorno si stava recando a casa della madre, ma fu in quel momento che una Fiat 126 carica di esplosivo esplose, causando la morte, oltre che del giudice, degli agenti della scorta : Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Antonino Vullo invece sopravvisse e diventò il primo testimone di quell’accaduto.
Dopo il maxi processo che aveva condannato centinaia di mafiosi, per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino la vita diventava sempre più dura, il clima di terrore che li circondava era sempre più presente, ma loro non avevano paura e continuavano a svolgere i loro compiti.
Celebre una frase che Paolo Borsellino disse ad un uomo che gli chiese se non avesse paura di morire ricevendo come risposta dal magistrato: “chi non ha paura di morire muore una volta sola, chi ha paura muore ogni giorno”. Questo ad indicare che loro erano consapevoli del rischio a cui andavano incontro, ma non gli interessava, la loro era una missione e questo sacrificio deve restare impresso nella mente di ognuno di noi.
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