METAL E PUNK A PALERMO: ENERGIA RIBELLE Ⅱ PARTE.
Nell’articolo precedente abbiamo introdotto e parlato del genere punk e di come quest’ultimo abbia influenzato la musica e i contesti sociali, introducendo anche alcune delle band palermitane più longeve e attive al momento.
Oggi, invece, voglio portare l’attenzione sul secondo genere facente parte di questo progetto; genere musicale ricco di storia quanto colmo di vicende controverse, che lo hanno portato ad essere in cima ai generi più odiati e amati allo stesso tempo.
L’ASCESA DELL’HEAVY METAL
L’heavy metal, detto più comunemente metal, è un genere musicale caratterizzato da ritmi aggressivi e da suoni potenti ed energici, ottenuti grazie alla distorsione di chitarre e bassi, e spesso, persino dalle voci. Il 29 Gennaio 1968 i canadesi Steppenwolf esordiranno con il loro primo album che conterrà Born to Be Wild. Nella seconda strofa del brano, il cantante farà riferimento al rombo della ferraglia delle moto usate dai riders cantando “I like smoke and lightnin’/heavy metal thunder”, dando così origine al nome del genere come lo conosciamo oggi.
La radice del metal la si ritrova dunque a cavallo tra il 1968 e il 1970, quando in Inghilterra si formano tre band che rivoluzioneranno la storia della musica di quel tempo e costituiranno la versione più potente e distorta dell’hard rock: i Deep Purple, i Led Zeppelin e i Black Sabbath.
Negli anni ottanta, invece, il metal si afferma a livello commerciale tra le strade degli Stati Uniti, in una variante nota come hair metal, resa celebre da gruppi come i Mötley Crüe, i Poison e Bon Jovi. Parallelamente nascono nuovi stili più robusti in ambito underground, come il thrash metal, che darà vita a band di grosso calibro come i Metallica, gli Slayer e i Megadeth, ma grossi risultati d’ascolto li dobbiamo anche ad alcuni sottogeneri estremi come il death metal e il black metal, grossi pilastri significativi della nascita e dell’attenzione mediatica verso il metal.
Per capire la vastità del genere di cui stiamo parlando, e per conoscere tutto quello che il metal è e non è, voglio introdurvi ad alcuni dei sottogeneri più considerevoli ed importanti.
I PRINCIPALI SOTTOGENERI
Esistono una moltitudine di stili e sottogeneri dell’heavy metal, dai più melodici ai più commerciali e altri da sonorità estreme e tipicamente underground:
- Il Nu Metal, nato negli anni novanta, combina elementi dell’heavy metal e dell’alternative con quelli di altri stili come rap, funk, industrial metal e post-grunge. Un esempio ne sono i Korn, i Limp Bizkit e i Linkin Park.
- Il Rap Metal, caratterizzato da beat distorti, riff heavy metal e flow prettamente hip hop. Massimi esponenti sono i Rage Against The Machine.
- Il Death Metal, che pur rimanendo ad oggi uno stile di nicchia ha riscosso ottime impressioni dal pubblico e dalla critica grazie a band come Cannibal Corpse, Death, Morbid Angel. Le sue caratteristiche sono le ritmiche veloci, i testi abnormi, i bruschi cambi di tempo e le voci rauche e gutturali.
- Il Black Metal, caratterizzato dalla voce in scream, dall’uso massiccio della doppia cassa di batteria che permette alte velocità di esecuzione, da forti distorsioni di chitarra e dal frequente uso del tremolo picking. Le tematiche più frequenti nei testi, come l’ostentazione al satanismo e all’anti-cristianesimo, sono estreme ed anticonvenzionali, con sonorità quasi inquietanti e forti; spesso la produzione del black metal è così insufficiente al punto da risultare di bassa qualità. Alcuni dei gruppi black metal più celebri oggi sono i Behemoth, i Dissection e gli Impaled Nazarene.
- Il Brutal Death Metal, che come suggerisce il nome stesso è caratterizzata da testi e sonorità brutali e velocissime, accompagnate spesso da scritture di natura splatter. Nel Brutal il canto in growl diviene ancora più pesante ed ossessivo, sebbene alcune band utilizzino anche la tecnica dello scream vocale. Un esempio ne sono i Suffocation, i Cannibal Corpse e i Dying Fetus.
- Il Gothic Metal, sottogenere definito dall’alternanza di spirituali voci femminili soprano e da voci maschili, spesso più aggressive ed urlate. Tale sottogenere tratta tematiche poetiche e malinconiche, spesso influenzate dalla letteratura gotica; l’unione perfetta tra sinfonie vampiresche, anime tormentate e romanticismo tragico spesso associato alla morte nel modo più commovente possibile. Alcuni degli esponenti maggiori e più riconosciuti del Goth Metal sono i Paradise Lost, i Lacrimas Profundere, gli Anathema, i Type O Negative, i Moonspell e i Draconian.
- Il Doom Metal, contraddistinto da ritmi lenti, sonorità tetre e melodie drammatiche, nei suoi testi tratta spesso argomenti legati alla sofferenza umana e all’introspezione. Band di grosso calibro appartenenti a questo genere sono i Pentagram, gli Electric Wizard, i Candlemass e i Sunn O))).
- Il Folk Metal, unione per eccellenza tra le chitarre e le sonorità metal e la musica tradizionale; solitamente vengono utilizzati strumenti popolari quali arpa, cornamusa, violino e flauti di diverso tipo. Massimi esponenti del Folk sono gli Ensiferum e i Korpiklaani.
- L’Epic Metal, che tratta principalmente tematiche fantastiche e mitologiche, e talvolta anche fantascientifiche. Alcuni esempi sono gli Omen, i Virgin Steele e i Warlord.
LE BAND METAL PIÙ INFLUENTI DI SEMPRE
Tra i tantissimi gruppi che hanno cavalcato l’onda del metal vorrei citarne alcuni in particolari che hanno influenzato, per stile e sottogeneri, gran parte dell’industria. In cima troviamo sicuramente i Black Sabbath, poi gli Slayer, i Pantera, gli Iron Maiden, i Type O Negative, i Death, i Megadeth e i Motörhead. Ognuno con una storia alle spalle diversa, e ognuno con stili e tematiche uniche e singolari. Ma, per entrare nel vivo della musica metal, ho deciso di porre l’attenzione su due gruppi particolarmente cari ai veterani del genere.
QUANDO MORTE E ROMANTICISMO SI ABBRACCIANO: IL GOTHIC METAL DEI TYPE O NEGATIVE
I Type O Negative nascono a Brooklyn nel 1987, prendendo il loro nome da un annuncio della croce rossa che cercava donatori di sangue di tipo 0 negativo.
Con una carriera memorabile di oltre 30 anni nell’industria della musica metal, i Type si collocano all’interno del sottogenere Gothic per via della linea oscura e malinconica della loro musica. Nello stile compositivo la band si rifà ad artisti come i Black Sabbath e i Beatles, band del quale il frontman Peter Steele è sempre stato grande ammiratore.
Peter Steele, personaggio iconico e carismatico, è stato sicuramente uno degli artisti metal che più è riuscito a spingersi oltre i limiti del genere, sia per i suoi meriti discografici sia per la sua schiettezza ed autoironia. Ma, se proviamo ad addentrarci un po’ di più all’interno dei Type O Negative e in particolare nella vita di Peter, possiamo infatti scorgere da dove la band ha potuto prendere ispirazione per molti suoi testi.
Peter Steele è stata l’anima più sensibile, tormentata ed incompresa di un industria musicale troppo spesso associata alla virilità e al cinismo; l’ineguagliabilità dei suoi testi è impagabile ed inimitabile, così come la sua profonda voce.
Steele lega romanticismo, morte e depressione nelle sue scritture, e lo fa con tutta la naturalezza e l’unicità che lo contraddistinguono. La folle ed intensa vita di Peter, tra tormenti, insoddisfazioni e depressione, trova una triste chiusura nell’Aprile del 2010, quando egli lascia la Terra a causa di un aneurisma aortico.
❝I Type O Negative sono morti assieme a Steele, ed anche se in futuro avremo la possibilità di sostituirlo non proveremo.❞
– Kenny Hickey, chitarrista dei Type O Negative.
Dagli album ”Slow, Deep and Hard”, “The Origin of the Feces”, “Bloody Kisses” , “October Rust” e “Dead Again” , i Type O Negative hanno prodotto alcuni dei brani più celebri e conosciuti. Tra questi sicuramente il brano Black No. 1, spesso in cima alla lista dei preferiti dai fan.
My Girlfriend’s Girlfriend è un singolo facente parte dell’album October Rust e parla di una relazione poliamorosa.
Christian Woman, seconda traccia di Bloody Kisses, narra di un’esplorazione cupa ed emotiva dei problemi che insorgono quando fede e desiderio si scontrano. Il testo del brano fa riferimento ad una donna la cui fede religiosa la fa vergognare di perseguire i propri bisogni e desideri; ruota tutto intorno a sacro e profano, e all’amore proibito rielaborato in chiave sensuale.
Nettie, brano profondamente personale incluso nel senso album Life Is Killing Me, è la dedica di Peter Steele alla sua ormai defunta madre. La canzone cita una frase contenuta nel ritornello in latino che si traduce in “Invoco il potere della croce, solo mia madre poteva muovere l’unico grande Dio”.
❝Tocchiamo cose che la maggior parte degli uomini preferirebbe non ammettere: che proviamo dolore, piangiamo, siamo tristi e a volte non riusciamo a gestire bene le delusioni.❞
– Peter Steele
I PADRI DELL’HEAVY METAL: I BLACK SABBATH
I Black Sabbath si formano a Birmingham nel 1968 con la storica formazione costituita da Ozzy Osbourne alla voce, Tommy Iommi alla chitarra, Geezer Butler al basso e Bill Ward alla batteria, quando proprio Iommi e Bill leggono in un negozio di vinili un annuncio:
Ozzy Zig cerca gruppo. Possiede amplificazione propria.
Il termine Black Sabbath si rifà chiaramente al sabba delle streghe, chiamato anche sabba nero; nella religione ebraica indica il giorno del riposo che coincide con il sabato.
La scelta della band di farsi spazio tra il mondo dell’horror, delle streghe e dell’esoterico, è scaturita dalla voglia di distinzione ed emersione dalla massa, che coincide con l’intento di scandalizzare una società pienamente moralista.
E’ Rob Halford, cantante degli storici Judas Priest, a definire i Black Sabbath dei veri e propri padri dell’heavy metal. Tutta la scena non ha alcun dubbio; la band è stata in grado di contribuire allo sviluppo del metal, ispirando centinaia di artisti e band.
Purtroppo, un punto critico di non ritorno arriva anche per i Black Sabbath, quando Osbourne, totalmente sepolto da estremismi e droghe, viene licenziato dalla band e sostituito. La durissima scelta di sostituire un frontman così iconico ed amato da tutti i fan non è stata facile da digerire per nessuno, ma nel 1980 arriva l’album Heaven And Hell: la vera salvezza e il vero miracolo per i Black Sabbath, e una storia tutta da riscrivere. Il sostituto, Ronnie James Dio, voce iconica del mondo hard ed heavy, cavalca egregiamente l’onda riportando ordine e distogliendo l’attenzione dalla dipartita di Ozzy Osbourne.
Nel 2006 i Black Sabbath vengono ufficialmente inseriti nella Rock And Roll Hall Of Fame, e si scioglieranno definitivamente nel 2017.
Tutta la loro storia persegue tematiche come il caos sociale, la guerra, l’aldilà e la contrapposizione tra bene e male, portandoli ad essere oggi una delle prime band di riferimento quando si parla di musica metal.
❝Finchè ci saranno ragazzi che avranno bisogno di sfogare la loro rabbia, l’heavy metal sopravviverà.❞
– Ozzy Osbourne
ALCUNI DEI MIGLIORI BRANI METAL DI SEMPRE SECONDO ROLLING STONE:
DI COSA PARLANO CONCRETAMENTE GLI ARTISTI METAL NEI LORO BRANI?
Il metal si è sempre diversificato per il suo sottile confine tra luce e oscurità, tra ottimismo e cinismo, fino ai suoi tratti nichilistici e di afflizione; le sue tematiche sono state, e sono, senza fine.
Uno dei temi che spesso troviamo all’interno dei testi metal è sicuramente quello che riguarda la propaganda sociale e politica, su cui moltissime band, conosciute e non, hanno fondato la propria carriera musicale.
- I Megadeth sono oggi conosciuti, e divenuti famosissimi, grazie ai loro testi di protesta sociale.
- Gli Avenged Sevenfold sono stati criticati a causa di alcuni testi che attaccavano il governo americano, cito il brano “M.I.A”.
- Gli Slayer, e Lemmy Kilmister, fondatore dei Motörhead, sono spesso stati accusati di vere e proprie simpatie naziste, accuse smentite dalle stesse band, che hanno sottolineato come il loro interesse sia solo ed esclusivamente storiografico.
- I Rage Against The Machine, dichiaratisi apertamente di sinistra rivoluzionaria, nei loro testi criticano le strategie diplomatiche ed economiche del loro paese.
- E infine i Rammstein, anche loro accusati di propaganda nazista a causa dei loro testi, accuse però smentite tramite il brano “Links 2 3 4”.
Ma, ci sono temi che ricorrono ancor più spesso delle prese di posizione politiche, e riguardano la religione, la morte, l’occulto, la mitologia ed il folklore. I testi metal sono stracolmi di questi contenuti, e sono quelli che troverete più spesso tra le righe dei brani che hanno fatto la storia.
Se parliamo del tema della morte, ad esempio, attraverso alcuni vari sottogeneri, potremo notare come sarà trattata ed espressa in maniera diversa:
- Nel Power Metal la morte viene personificata in vari modi e descritta spesso con elogio al coraggio dei caduti.
- Nel Thrash, Black e Death Metal la morte ha sapore più cruento e feroce e i testi riprendono immagini horror e gore con linee decisamente estreme.
- Nell’Alternative Metal e nel Metalcore, invece, la morte ha connotazioni personali e sentimentali, oppure può essere descritta come forma di vendetta verso una persona odiata.
Punti cardini di molte composizioni sono anche il suicidio, che trova il suo spazio nel Depressive Black Metal, e la cronaca nera, che cita casi di serial killer come Ed Gein o John Wayne Gacy.
Per quanto riguarda la mitologia invece la più trattata è quella norrena, che naviga nelle acque di band che delle vicende nordiche ne hanno fatto il loro cavallo di battaglia, come gli svedesi Unleashed o gli Amon Amarth.
LA DISCESA DEL METAL: IL PRESUNTO INNEGGIAMENTO AL SATANISMO
Nonostante la musica metal, e la sua cultura, siano predilette per l’infinità di suoni e temi di svariata natura che regalano all’ascoltatore un’esperienza immersiva e sensoriale, purtroppo, sin dalla sua nascita, il genere in questione ha dovuto fare i conti con accuse di un certo spessore, che lo hanno portato a sprofondare sempre più in basso. E’ comune, infatti, aver il metal sulla bocca di tutti spesso per i motivi più sbagliati; l’inconsapevolezza porta a preconcetti, i preconcetti si trasformeranno in accuse, le accuse segneranno per sempre la reputazione, fino alla censura.
Risaputo ed innegabile è che, la musica metal, per lo più i sottogeneri black e thrash, hanno sempre trattato di satanismo, dichiarando apertamente spesso le proprie tendenze anticristiane e demoniache. Durante i tardi anni settanta, i rapporti con l’occulto, portati avanti da artisti come Mayhem o Ozzy Osbourne, hanno portato ad una vera e propria accusa di inneggiamento al satanismo da parte di svariate chiese cristiane e persino televisioni. Le accuse, rivolte al metal in generale, sono state di blasfemia e contenuti malvagi in grado di spingere gli ascoltatori e i giovani ad adorare il diavolo, a compiere atti sanguinari o addirittura a suicidarsi. Per la maggior parte dei fan, o per chi il metal lo conosce bene, l’immaginario del “male” non costituisce il vero messaggio che l’heavy metal vuole dare.
Arriviamo fatalmente alla censura; tuttora moltissime copertine degli album dei Cannibal Corpse, ad esempio, o di altri gruppi definiti estremi, sono vietate in molti paesi del mondo. Una delle band più famose citate in precedenza, i Metallica, sono oggi proibiti in Giordania per vilipendio alla religione; l’indignazione dei fan si è subito fatta sentire, ma purtroppo tale discorso non riguarda solo una manciata di band, ma è disgraziatamente radicato in maniera quasi irrecuperabile.
E’ da sottolineare, in ogni caso, come la filosofia cinese ci insegna, che dove albeggia il male tramonta il bene, o così penserebbero in molti; se lo Yin è il satanismo, lo Yang è il cristianesimo nella musica. Difatti, in contrapposizione alla tendenza di cui abbiamo appena parlato, vi è il Christian Metal, che tratta argomenti inerenti alla religione e si contrappone a band di stampo satanista e anticlericalista. Tra gli esponenti di questo genere consideriamo gli Stryper.
ALL’ORIGINE VI FU L’INNER CIRCLE
Negli anni ’90, la Scandinavia, e in particolare la Norvegia, furono terrorizzate da una presunta organizzazione criminale, l’Inner Circle, composta da fanatici e componenti di band Black Metal. Essi si macchiarono di omicidi e si resero colpevoli di numerose minacce di morte e, soprattutto, roghi di chiese.
Il fenomeno delle stavkirker norvegesi bruciate, nonchè nome originale per identificare le chiese cristiane in Norvegia, divenne piuttosto celebre, e simbolo identificativo per molti gruppi black metal, specialmente per i Mayhem.
Componente rappresentativo dell’Inner Circle fu il tanto odiato Varg Vikernes, fondatore e unico membro del progetto musicale black metal – pagan dark ambiente denominato Burzum. Celebre per il suo coinvolgimento all’interno dell’organizzazione criminale e per le sue tendenze naziste dichiarate apertamente, fu anche membro significativo della band Mayhem.
La band in questione nacque alla fine degli anni ottanta come gruppo black metal in Norvegia, fortemente dedito all’occulto e al satanismo; il loro rapporto con il diabolico portò a fatti di cronaca nera ancora oggi conosciutissimi all’interno dell’ambiente metal. Dopo il tragico suicidio di Pelle Ohlin, detto anche Dead, ventiduenne facente parte del gruppo, e individuo dall’animo e dalla mente disturbati, il chitarrista Euronymous compii un atto che lasciò tutti i fan senza parole. Nel 1990 i Mayhem pubblicano il loro bootleg dal nome “Dawn of the Black Hearts” inserendo nella copertina la foto originale del corpo senza vita di Pelle.
Il 10 Agosto del 1993, i Mayhem verranno ricordati per l’ennesimo fatto di cronaca nera; lo stesso Varg Vikernes accoltellerà e ucciderà il chitarrista Euronymous.
❝ll nostro fratello Pelle ‘Dead’ Ohlin decise di togliersi la vita e io fui molto colpito dalla cosa. Provai tristezza per molto tempo e anche ora, in realtà, ne provo. Il primo anno però fu particolarmente duro, specialmente per via del fatto che il mio ‘amico’ Euronymous aveva fatto delle cazzo di foto al suo cadavere. Questo non aiutò certo a placare il dolore che provavo. Volevo superare questa cosa uccidendo io stesso quel vigliacco di Euronymous. Arrivò però il karma, perchè lui mi aveva accoltellato alle spalle chiamando Varg Vikersen per suonare sull’album… e poi sappiamo cosa è successo. Ho atteso molti anni ma ora posso dirlo: io stesso stavo per andare ad ucciderlo. Quando lessi sui giornali dell’omicidio pensai: ‘Devo tornare a casa a togliere di mezzo tutte le armi e la droga che ho, perchè sarò il primo sospettato’.❞
– La dichiarazione di Jørn ‘Necrobutcher’ Stubberud, bassista dei Mayhem
IL FENOMENO SATANIC PANIC CHE TURBÒ L’AMERICA
Antecedente ai fatti norvegesi, negli anni Ottanta, l’aumento di strani e tenebrosi crimini portò l’America a vivere uno dei periodi di panico più duri e forti di quel periodo.
Nel 1985, Lucifero serpeggiava ormai tra le strade e le periferie americane, le storie che coinvolgevano sacrifici rituali e sette devote al maligno attirarono l’attenzione dei genitori, che presi dal panico iniziarono a buttare via intere discografie metal, punk e rock; questo avrebbe preservato e protetto i loro innocenti bambini dalle oscure vie del satanismo e dell’occultismo.
Fu così che nacque la ricerca del capro espiatorio perfetto e, giornali, genitori, insegnanti e preti lo trovarono proprio all’interno dei videogiochi, ma l’elemento ultimo e decisivo del panico satanico era la musica; gli Stati Uniti divennero ufficialmente preda di un’isteria di massa che durò per buona parte del decennio.
Ecco che giochi come Dungeons & Dragons e generi musicali come l’heavy metal vennero presi d’assalto da tutti i moralisti e devoti cristiani, che iniziarono a diffondere false accuse ed informazioni errate, ignorando i veri mali del panico satanico americano, ovvero gli abusi e rituali occulti negli asili nido e scuole materne. Sempre attorno al 1985 nacque in America il Parents Music Resource Center; il suo obiettivo era quello di creare un sistema di classificazione ristretto per la musica, facendo numerose pressioni su radio e TV affinché cessassero di trasmettere determinati brani. Il PMRC era dietro ogni etichetta di avvertenza che perseguitava gli album heavy metal degli anni ’80 e ’90. Crearono persino una lista denominata “Filthy Fifteen”, composta da ben quindici canzoni considerate la prova palpabile dell’inneggiamento al satanismo, al sesso e alla violenza.
Il PMRC alla fine chiuse finalmente i battenti negli anni ’90.
PEOPLE VS METAL ARRIVA ANCHE IN ITALIA: LA SETTA DELLE BESTIE DI SATANA
Se pensate che certe dinamiche possano avvenire soltanto in luoghi così lontani e oltre oceano rispetto all’Italia, vi sbagliate di grosso; nessun panico satanico italiano, ma di certo possiamo parlare di una profonda avversione universale verso la musica metal nata anche a causa di un fatto di cronaca nera che ha sconvolto il nostro paese.
La storia delle Bestie di Satana inizia a Milano a metà anni ’90, quando alcuni ragazzi poco più che ventenni si incrociano al famoso pub di ritrovo abituale per appassionati di musica metal, il Midnight. Si scrutano, si osservano e si uniscono; la calamita che li attrae è la musica, e questo li porterà a formare un gruppo cui punto cardine sarebbe dovuto essere la semplice condivisione della loro prima passione.
I giovani si avvicineranno, però, al satanismo acido, cominciando per gioco a profanare tombe nei cimiteri per le loro messe nere; nessuno di loro ha reali conoscenze in maniera esoterica.
Sempre più in fretta il gruppo diventerà quello che tutti noi conosciamo con il termine setta, si restringerà e soffocherà anime e vite di numerosi ragazzi ignari e troppo ingenui per capire ciò a cui si stavano dedicando.
Per poter far parte delle Bestie di Satana, come ogni pseudo setta che si rispetti, il primo passo era quello di affrontare prove fisiche basate sul coraggio, la sopportazione del dolore e la completa dedizione e riconoscenza al gruppo; dopo corse in bici senza freni al buio, sigarette spente addosso e tagli con le lame, il gioco delle Bestie diventerà perverso e pericoloso. I più giovani chiedono di uscirne, ma i membri non lo accettano.
La setta lombarda delle Bestie di Satana si macchierà così di alcuni dei crimini più violenti ed efferati.
La sentenza definitiva del 2007 ha ritenuto i membri del gruppo responsabili degli omicidi di Mariangela Pezzotta, Chiara Marino, Fabio Tollis e del relativo occultamento di cadavere e del suicidio indotto di Andrea Bontade.
Nicola Sapone e Paolo Leoni, presunti capi della setta, vengono condannati all’ergastolo, Eros Monterosso e Marco Zampollo verranno condannati rispettivamente a 27 e 29 anni di reclusione, Andrea Volpe a 20 anni per aver collaborato con la giustizia, Mario Maccione a 19 anni, Pietro Guerrieri a 12 ed Elisabetta Ballarin a 23 anni.
Ad oggi, Sapone e Leoni stanno ancora scontando la loro pena nei relativi penitenziari, mentre gli altri componenti risultano essere liberi e stanno provando a mettere un punto e a lasciarsi il passato alle spalle, provando ad essere persone migliori.
IL METAL E’ DAVVERO PERICOLOSO PER I GIOVANI? LA MIA TESI
Visto quanto detto, a questo punto, non vi sarà difficile comprendere come la sfera di quello che dovrebbe essere un genere musicale come tanti sia stata deturpata anche in Italia, diventando vittima sacrificale di un sistema bigotto e clericale che vorrebbe a tutti i costi additare il metal come musica del diavolo.
In merito a ciò sarebbe giusto fare le dovute distinzioni e dire che, in quanto esseri umani pensanti e dotati di estrema intelligenza, dovremmo imparare a discernere il presunto bene dal “male”.
Quello che io personalmente scorgo è un profondo problema di mancanza di empatia degenerante, una disumanizzazione del prossimo, un’ingenuità del tutto preoccupante e al contempo la diabolicità dell’essere umano nella sua forma più cruda e viscerale; tutto questo non ha niente a che fare con la musica.
Oggigiorno, come d’altronde sempre nella storia dell’umanità, ci ritroviamo ad affrontare problematiche di importanza allarmante quali il frequentissimo uso di sostanze stupefacenti, la violenza psicologica e fisica e lo scarso trattamento ed attenzione verso i disturbi mentali dei giovani e non solo.
Non esiste nessun genere musicale che possa spiegare o giustificare atti di violenza inaudita e raptus omicida, e non esiste alcuna influenza del maligno che può portare dei giovani ventenni a commettere atti sadici e di manipolazione psicologica. Io la chiamerei la grande sfortuna e il gigante tranello della psiche umana.
Come disse Bruce Dickinson, frontman degli Iron Maiden, le persone hanno timore del metal non per la sua musica, ma bensì per il modo che ha questo genere di non adattarsi alla loro visione del mondo. Il diverso, il differente, il non conforme, spaventa, e continuerà a farlo se qualcosa nella nostra mente non sarà disposto a cambiare; mai il termine diverso fu sinonimo di male.
Mi sento di affermare dunque che il metal sia la più sana ed indispensabile delle droghe. La brutalità necessaria di questo genere tanto criticato è il diversivo perfetto che dà modo a chi ne è appassionato di lasciar andare via le energie negative per incanalarne di positive e costruttive.
Il metal è una sana valvola di sfogo per giovani e maturi, e mi appoggerò ad uno studio sperimentale certificato per dimostrarlo.
In questo studio, condotto dall’Università del Queensland, i ricercatori hanno monitorato 39 ascoltatori di musica metal di età compresa tra i 18 e i 34 anni, i quali sono stati sottoposti ad un’induzione volontaria di rabbia seguita dall’ascolto casuale di 10 minuti di un brano estremo dalla propria playlist. I risultati hanno mostrato che le valutazioni di irritabilità, ostilità e stress aumentavano durante l’induzione della rabbia e diminuivano dopo la musica; la musica estrema non rendeva quindi i partecipanti arrabbiati ancora più arrabbiati, bensì sembrava corrispondere alla loro eccitazione fisiologica determinando un aumento significativo delle emozioni positive.
Lo scopo della ricerca era di testare due serie di ipotesi riguardanti la relazione che potrebbe esserci tra musica estrema e rabbia in condizioni sperimentali contenute. Tra la prima linea di ragionamento quale “la musica estrema provoca rabbia” e la seconda ipotesi quale “la musica estrema si adatta e aiuta ad elaborare la rabbia”, è prevalsa quest’ultima, che ha avvalorato ulteriormente la tesi per cui gli ascoltatori di musica metal con sintomatologie di forte stress, ansia e depressione si servono di questo genere per calmarsi quando si sentono arrabbiati o agitati. Questo risultato appoggia una precedente ricerca di Labbè et al. del 2007, che ha riferito che la musica selezionata personalmente, di qualsiasi genere, può essere rilassante tanto quanto la musica classica. Gli ascoltatori di musical metal, quindi, usano la musica per regolare in modo sano la loro rabbia e per sentirsi attivi e ispirati.
IL CUORE OSCURO DEL METAL A PALERMO: UNA CULTURA CHE NON MUORE
Anche per questo articolo ho deciso di intervistare quattro band della scena metal palermitana per dare modo a voi lettori di ricredervi o meno sulle anomalie che ruotano attorno a questo genere, e potrete farlo tramite le storie di questi talentuosissimi ragazzi, che hanno fatto del metal la loro colonna portante e il loro perno assoluto.
ATHØN
Gli Athøn sono una band Technical Death Metal e prendono vita ufficialmente nel 2019 con: Luca Talluto aka Talluto alla voce, Alex Santangelo aka Helheim alla chitarra e seconda voce, Giuseppe Taormina aka Tiyris alla chitarra, Vincenzo Lo Cacciato aka Zamenis alla batteria e Andrea Scalia aka Akhu al basso.
La band nasce principalmente dal forte desiderio di Zamenis e Tiyirs di portare uno stile di Technical Death Metal totalmente nuovo, contaminato da elementi black e dall’unione di tutti i generi che hanno contribuito i membri a crescere musicalmente. La scelta della formazione degli Athøn non è stata affatto casuale, Alex ci racconta che «Prima di essere musicisti siamo tutti e 5 grandissimi amici che condividono la stessa passione per la musica, dunque il progetto è nato molto velocemente; eravamo felicissimi di poter unire le nostre capacità tecniche a quelle dei nostri gusti musicali senza darci alcun limite». Il Technical Death Metal degli Athøn è, infatti, un perfetto e sottile miscuglio che viene influenzato da: il Black, il Groove e l’Hardcore.
Il nome della band prende spunto dal culto del sole facente parte della religione egizia, Aton, e viene scelto agli albori dal batterista Zamenis, nonchè autore della maggior parte dei pezzi.
Nel 2019 gli Athøn rilasceranno il loro primo EP, con all’interno 5 tracce, dal titolo “Eradication”, «il nostro EP si presenta come un vero e proprio concept incentrato sul concetto alchemico detto “Magnum Opus”, tema che attraversa tutte le tracce dall’oscurità della prima alla luce dell’ultima, in maniera ovviamente metaforica e filosofica» portando la loro musica e la freschezza del loro primo lavoro in giro per Palermo. Gli Athøn suoneranno in uno dei locali palermitani più rinomati nella scena, l’Alibi, aprendo persino un concerto alla band “Fulci”. Si esibiranno al Castello Incantato di Sciacca, alla Palestra Lupo di Catania e presso l’Accademia Musicale Lizard di Palermo.
Oggi, a parlarci dell’evoluzione e dei lavori degli Athøn è il chitarrista Alex Santangelo, classe ’93.
L’INTERVISTA
Ciao Alex, chi sei? Raccontaci qualcosa di te.
Ciao a tutti, mi chiamo Alex e sono il chitarrista della band technical death metal Athøn. Ho 31 anni e suono la chitarra da quando ne avevo circa 16. E’ stata una passione nata in modo totalmente naturale, ho cominciato ad ascoltare rock e metal a circa 11 anni quando, per caso, trovai a casa di mio padre dei cd dei Pink Floyd e dei Genesis, relativamente The Dark Side Of The Moon e Selling England by the Pound. Fu un colpo di fulmine, rimasi totalmente sconvolto da quel sound mai sentito prima, una scarica di adrenalina e di emozioni estremamente concentrata e violenta da farmi restare a bocca aperta. Da quel momento in poi, non solo non smisi più di ascoltare musica ma continuai a cercarne sempre di nuova. Da lì ci misi davvero poco tempo a capire che VOLEVO assolutamente iniziare a suonare quei riff che mi davano quella scarica elettrica senza precedenti. Comprai la mia prima chitarra a 16 anni e, da lì, il resto venne tutto naturalmente. Mi iscrissi all’accademia musicale e iniziai il mio percorso che continua ancora oggi. Il genere che mi ha sconvolto più di qualsiasi altra cosa è stato il black metal. Mi sono follemente innamorato di quei riff taglienti, di quei blast beat velocissimi e della tecnica vocale, lo scream, che lo contraddistingue. Anni dopo iniziai a prendere lezioni di canto e da quel momento mi sono occupato di tutte le controvoci di molte band che ho avuto.
Come nasce un brano degli Athøn e quale stato d’animo ispira la vostra scrittura più di altri? Perchè?
I brani dell’EP sono stati composti interamente da Zamenis e Tiyris. Una volta ultimate le tracce, io, Zamenis e Tiyris, ci siamo occupati di adattarli e arrangiare alcune parti, aggiungere o eliminare riff in base alla struttura dei brani e dell’ep. Anche se non ci siamo mai dati dei limiti compositivi penso sia fondamentale cercare in tutti i modi di mantenere una certa linearità di genere senza eccedere mai in nulla, in modo tale da poter consentire all’ascoltatore di non sentirsi spaesato passando da una traccia all’altra. Inutile dire che, tutto questo, ha richiesto non poco impegno. Durante la composizione dei brani non abbiamo uno stato d’animo preciso a cui fate affidamento, ma ci lasciamo ispirare da gusti e influenze personali.
C’è un mito sul mondo de metal che vorreste sfatare? E come invogliereste i nostri lettori ad ascoltare e immergersi nel metal?
Domanda interessante ma non semplice da gestire e argomentare, almeno, senza occuparti le prossime 12 ore. Hai tempo, Erika? Ahahah. Scherzi a parte, il mito principale che penso sia importante sfatare è quello che etichetta la musica metal come un qualcosa che incita e fomenta la violenza.
Se pensiamo alla maggior parte delle band che adesso idolatriamo, e che sono diventate pilastri assoluti del genere, è impossibile non notare il profondo e forte desiderio di rivalsa e di rabbia, e di voler esprimere, tramite la musica, un sentimento così forte e difficile da non poterlo esprimere a parole. Si tratta di rabbia covata nei confronti di una società che spesso non comprendeva molti dei loro problemi, rabbia alimentata da un sistema corrotto e marcio oppure rabbia alimentata da un voler condannare errori del passato spesso sottovalutati. Quindi, il metal non ispira alla violenza in quanto tale ma può risultare violento nel modo di esprimersi perché, molto spesso, si tratta di emozioni talmente forti che ne richiedono il preciso modo; bisogna dunque andare oltre per saper cogliere la vera essenza e il messaggio finale, eliminando quindi ogni forma di pregiudizio in proposito. A chi si avvicina, o vorrebbe avvicinarsi, al mondo del metal per cercare di comprenderlo meglio dico solo questo: è forse il genere con più sottogeneri sulla faccia del pianeta. Gli artisti hanno provato in tutti i modi ad esaminare, esprimere e condividere la loro visione di ogni tipologia di sentimento umano; Si tratta di un genere che, come molte correnti artistiche, ha provato e prova tutt’ora a mettere a nudo l’anima umana. Una delle cose che viene in mente quando si ascolta una canzone o si ammira un quadro o si guarda un film, di qualsiasi genere essi possano essere, penso sia “questa canzone, opera ecc. sta perfettamente descrivendo il mio periodo attuale” o “questa canzone mi rappresenta perfettamente”. Bene, il metal non è diverso. Ogni forma d’arte merita rispetto e penso che basterebbe soltanto il voler provare a capire il perchè di una tale composizione, di un testo o di una copertina per immedesimarsi in coloro che hanno deciso di condividere con il mondo i loro sentimenti.
C’è una band emergente nella scena metal palermitana che vi ha particolarmente colpito negli ultimi anni? E, se poteste cambiare una cosa nella scena metal di oggi, quale sarebbe?
Palermo ha visto e vede una grande miscela di band che hanno toccato, e toccano ancora oggi, tantissimi generi musicali. Parlando per la mia personale esperienza mi viene automatico e doveroso menzionare i Terrorage, per cui ho avuto onore e piacere di suonare per tanti anni, susseguono i Necrass, i Cadaver Mutilator e i carissimi Your Noisy Neighbors. Per quanto riguarda cosa cambieremmo oggi all’interno della scena metal… Penso che il massimo che cambierei io sarebbe il modo che hanno molte persone di vedere il metal, ma in generale la musica, qui a Palermo. Ormai molti sono disillusi e non hanno più voglia di provare a suonare o di creare qualcosa di nuovo a causa di molti tentativi andati a vuoto. Ecco, spingerei soltanto queste persone a provare ancora.
Grazie Alex! Cosa possiamo aspettarci in futuro dagli Athøn? State già lavorando su nuovo materiale?
Si, abbiamo un nuovo album in cantiere che speriamo di far uscire nel più breve tempo possibile. Non sappiamo quanto tempo ci occorrerà per poter dar vita a quelle cose assurde che ci stanno passando per la testa ma ci prenderemo tutto il tempo necessario affinché venga fuori esattamente ciò che abbiamo in mente. Ovviamente non anticipo nulla, vedrete con i vostri occhi. Infine, ci tengo a ringraziarti Erika, a nome della mia band e di tutte le altre con cui hai avuto modo di lavorare e non, per l’impegno che stai dimostrando e per la passione che dimostri di avere. Penso che tu stia facendo davvero un ottimo lavoro e non vedo l’ora di sapere cosa penseranno tutti coloro che avranno il piacere di ascoltare e leggere il tuo lavoro. Ti manderemo una copia del nostro nuovo album, una volta ultimato. Continua così e grazie ancora.
ORTRO
Gli Ortro si incastonano perfettamente all’interno della categoria del Black Metal grazie alle loro sonorità estreme e ai loro testi fortemente controversi. Nascono a Palermo con Snor Flade ex voce e chitarra, Enrico Cuccia aka Sorg alla batteria e Roberto Grifò aka Suhm al basso.
Sono proprio il batterista “Sorg” e l’ex chitarrista e vocalist “Snor Flade” a mettere su gli Ortro nel 2015, accogliendo pochi mesi dopo “Suhm”, bassista e chitarrista attuale della band. Con questo trio la band inciderà i suoi primi lavori:
– Ortro Demo (2016)
– In Tenebris Flamma Trinitas Vol.III Split (2017)
– Di ossa e spiriti EP (2018)
Successivamente “Venor” si unirà al gruppo come leader vocale, completando ufficialmente la formazione degli Ortro che darà alla luce “Scisma” e “Mourning Soul Split” nel 2020.
Ortro prende il suo nome dalla bestia mitologica della cultura greca; un cane a tre teste con la coda da serpente. Figlio di Echidna, e di conseguenza fratello di Cerbero e di tutti gli altri mostri generati da Echidna. In una sola occasione Ortro ha suonato live, presso l’Alibi di Palermo nel 2022; hanno sempre scelto di non stare sotto i riflettori e di rimanere nelle retrovie lontano da grandi pubblicità.
Gli Ortro e Andrea Miceli aka Venor, leader vocale degli Ortro.
Ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con “Venor” che mi ha portata all’interno dei primi esordi della band Ortro fino ad oggi.
L’INTERVISTA
Ciao Andrea, chi sei? Raccontaci qualcosa di te.
Il mio nome è Andrea Miceli e nasco a Palermo. Sono dentro la scena metal siciliana da almeno 14 anni avendo avuto vari progetti che variano dal black metal al death metal e altri sottogeneri, ma il genere su cui ho sempre puntato è stato il black. Un genere per pochi, molto affascinante e oscuro e pochi riescono ad ascoltarlo e capirlo e soprattutto incatenarlo nel proprio spirito. Ho avuto a che fare con molte persone in questi lunghi anni, in particolare con due carissimi amici, potrei dire ormai fratelli, con i quali ho condiviso varie band. Ad oggi lavoriamo ancora insieme ad un progetto in cui sono entrato a far parte nel 2020, Ortro.
C’è un tema o un’idea che vi affascina ma che non avete ancora esplorato nei testi degli Ortro?
I temi che affrontiamo con Ortro sono vari, cerchiamo di non focalizzarci su uno in particolare ma di essere sempre alla ricerca di nuove suggestioni. Si spazia tra temi riguardanti la natura, la storia/mitologia, la guerra, questioni rituali. Futuri temi potrebbero essere sempre più concentrati su una dimensione spiritualistica, legata alla ritualità, alle ombre, alla profonda e oscura natura.
Cosa cercate di trasmettere attraverso i vostri testi?
Secondo noi, il testo in Ortro ha una grande importanza. La scelta di scriverlo in italiano lo rende avvicinabile a tutti. Spesso però la scrittura risulta criptica e quindi richiede un reale interesse da parte del lettore di andare fino in fondo alla comprensione del testo. Per noi il testo deve far riflettere, ma soprattutto emozionare. Il testo, che unito alla voce ed infine alla musica, deve creare un’esperienza di profondo impatto all’ascoltatore.
Se doveste descrivere la vostra musica a chi non conosce il Black Metal, cosa direste? E, parlando di progetti futuri, cosa hanno in serbo per noi gli Ortro?
Il black metal appartiene a quella nicchia di generi musicali estremi. Nasce negli anni ottanta del novecento ed è caratterizzato da una musica veloce, violenta; il cantato viene sostituito da urla, lo scream. Le tematiche trattano spesso di una profonda avversione nei confronti delle religioni, oppure un’esaltazione delle proprie radici culturali oppure ancora dei legami con la natura… Definire questo genere musicale è spesso complesso poiché non è rimasto limitato a piccolo genere musicale ma si è espanso fino a diventare un movimento “culturale”, un fenomeno in cui i confini non erano più ben distinguibili. Forse a noi non interessa più capire o spiegare le origini o l’evolversi di questo genere, perché come fenomeno ne abbiamo ormai incarnato l’essenza. La forma e l’apparenza hanno lasciato in noi il suo midollo, l’interpretazione che ognuno di noi ha di questa musica. E’ qualcosa di molto profondo, è un genere musicale con cui siamo cresciuti e quindi nei decenni ne abbiamo assorbito una nostra visione personale. Coloro che non ascoltano il black metal non possono comprendere appieno il nostro progetto, ma certamente la nostra musica è progettata per impattare. I canoni sono quelli tipici del genere black metal ma abbiamo spesso inserito riferimenti al punk, al doom, al rock. Altre variazioni sono state inserite con l’uso di strumenti insoliti per il genere come il sassofono nella versione di “Noi, Divisione Arditi (Vae Victis)” (split, 2020). Da quando sono stati rilasciati gli ultimi lavori nel 2020 la band sta lentamente lavorando alla composizione del full album. Sarà un lavoro grande e maestoso, per un prodotto di alta qualità. I brani finora prodotti sono di stampo classico, brani lunghi arricchiti da melodie epiche , liriche oscure e ossessive. Stiamo lavorando attivamente nel definire sempre più il nostro genere, portando Ortro ad una crescita compositiva e musicale che lo renda riconoscibile ad i suoi ascoltatori. Una conferma di quello che già avevamo detto con “Scisma” ma questa volta in grande, con la stesura di un full album monolitico, compatto e pesante in cui tutti i brani possano avere un anima personale che sa comunicare la potenza del gruppo che matura nel tempo.
Grazie mille Andrea, Enrico e Roberto. Per concludere, quali evoluzioni, o involuzioni, ha subìto il metal a Palermo nel corso degli anni, secondo voi?
La scena palermitana si è nel tempo assottigliata. In passato c’era la voglia di dedicarsi ad uno strumento musicale, di suonare in un gruppo, di suonare live. Penso che oggi le nuove generazioni non siano più interessate al metal in generale. Intorno agli anni 2000 erano molto frequenti serate in cui molti gruppi si esibivano del vivo in concerti metal. Il panorama era vario, c’erano gruppi di ragazzi molto giovani che si affacciavano per le loro prime esibizioni e questi suonavano accanto a gruppi di gente più grande e conosciuta nell’ambiente. Molti dei vecchi locali in cui prima si suonava con grande frequenza hanno finito per chiudere e molti del vecchio popolo di musicisti/ ascoltatori si è spostato a vivere fuori, famiglia/figli ,… Oggi anche noi abbiamo cambiato l’approccio alla musica, e nonostante il passare del tempo siamo silenziosamente sempre qui.
È stato un enorme piacere poter chiacchierare con te Erika, sono sicuro che avremo modo di chiacchierare di nuovo, magari per l’uscita del nostro nuovo disco.
THRONE OF MOLOK
I Throne Of Molok sono una band Industrial Metal, attiva sul territorio palermitano dal 2004, e fondati da Kaoma Mega e N.Kultus. La prima formazione vedeva Morgan aka Morg alla voce, N.Kultus al basso e Kaoma Mega alla chitarra. Ad aggiungersi al trio, nel 2005, saranno Adranor alla seconda chitarra solista e T-1000 alla batteria dal vivo. La formazione odierna ufficiale, invece, vede in via definitiva Morgan alla voce, Kaoma alla chitarra e al synth programming e Adranor alla seconda chitarra e basso.
I Throne Of Molok, band a stampo nucleare/post-atomico, decidono di affibbiare la scelta del loro nome alla divinità e dio del fuoco, Moloch. Si scorge dunque un forte richiamo al materialismo e a tutto quello che l’uomo insegue durante la sua vita e per cui è disposto a sacrificarsi, finendo poi inevitabilmente per bruciare. «In fondo, l’uomo, ha sempre cercato ricchezza, fama e potere, e molto spesso tale ricchezza finisce per creare conflitti e generare guerre e caos. Se a questo poi aggiungiamo l’automazione e le moderne armi, succede appunto che in qualche modo tutto finisce nel fuoco e nella sottomissione.» ci racconta Morgan. L’esperienza ventennale e la grande quantità di lavori in bagaglio hanno portato il trio ad essere notevolmente apprezzato all’intero della scena metal della loro città e non solo, aggiudicandosi anche una moltitudine di live importantissimi in giro per il mondo; nel 2006 suoneranno a Palermo affiancando gli Impaled Nazarene, gruppo musicale black metal finlandese, parteciperanno alla terza edizione del Metal Camp Sicily nel 2014 suonando con la band francese Alcest, dagli oltre 200k ascoltatori mensili e con la band black metal svedese Marduk e , infine, suoneranno nel 2012 a Catania con i Forgotten Tomb, gruppo black doom metal italiano con oltre 32k ascoltatori mensili su Spotify.
Scatti di Fabiola Bivacqua:
I Throne Of Molok suoneranno all’estero in bellissimi paesi come la Spagna, l’Ungheria, la Repubblica Ceca e l‘Inghilterra, riuscendo ad esibirsi persino all’Underworld di Londra, noto locale sotterraneo a Camden, ricco di programmazioni che includono musica alternativa e rock dal vivo. Nel 2007 la band rilascerà il loro primo EP chiamato ‘Chtonian Aeon 1010011010’, a susseguirlo, in ordine di uscita, saranno i seguenti lavori: Impulsive Assault (2011), Beat Of Apocalypse (2015), Mutate to Survive (2020).
Estremamente curiosa del background e di tutte le chicche possibili dietro i Throne ho deciso di intervistare Morgan, leader vocale della band.
L’INTERVISTA
Ciao Morgan, chi sei? Raccontaci qualcosa di te.
Nato e cresciuto a Palermo, classe ’83, ho sempre avuto un interesse per la musica metal sin da piccolo, in particolare per il rock e l’heavy. Ho iniziato il mio percorso coi Throne Of Molok nel 2003 quando Kaoma e N.Kultus hanno messo su la band con l’intento di creare sonorità che richiamassero la furia e l’aggressività di band come Slayer e Morbid Angel, Impaled Nazarene alle componenti elettroniche e industrial di Aborym, Prodigy mantenendo una certa oscurità nella composizione e cercando di richiamare atmosfere post apocalittiche con tematiche che avessero come argomento un futuro oscuro decadente e governato dalle macchine. Un po’ come sta per accadere alla nostra società; è un argomento che mi interessa molto, la totale devozione al progresso tecnologico ha portato sicuramente l’uomo all’inconscia (o conscia?) dipendenza/schiavizzazione totale sia fisica che mentale, il che inevitabilmente porta ad una tacita sottomissione.
Avete mai considerato di scrivere un concept album, e se sì, su quale tema vi piacerebbe basarlo?
In realtà i nostri album sono già tutti definibili un concept; il filo conduttore è sempre stato quello di una narrazione sul del binomio uomo/macchina e soprattutto dal punto di vista delle macchine, del giudizio che possano avere di noi in quanto specie “evoluta” e che in qualche modo, nonostante le conquiste sia tecnologiche che sociali degli ultimi 500 anni, ha dato via ad un processo autodistruttivo senza soluzione, o magari la soluzione è proprio l’autodistruzione, magari perché è la nostra natura in quanto fieri detentori della razionalità e facciamo di tutto per raggiungere lo scopo, anche appaltare il tutto alle armi intelligenti o sistemi di controllo quali i social o la manipolazione dell’informazione. Insomma, qualcosa che ha a che fare con una sorta di apocalisse autoinflitta.
Come nasce solitamente una vostra canzone e quali sono i temi più ricorrenti nei vostri testi?
Solitamente è Kaoma il compositore dal riff alla parte elettronica, di conseguenza adatto il testo. Ovviamente ci consultiamo facendo modifiche e cerchiamo di trovare sonorità sempre diverse, ma, in qualche modo, se ascolti un album dei TOM riesci a riconoscerci quindi l’impronta rimane sempre la stessa. Alcuni album, soprattutto nei primi due, la componente metal è più prominente, mentre negli ultimi abbiamo dato più spazio alle parti elettroniche. Per quanto riguarda i testi, come dicevo prima, la componente principale è l’alienazione e la schiavizzazione dell’uomo verso le macchine che genera Chaos, distruzione e sofferenza; il tutto come una sorta di ammonimento verso un futuro lontano ma in qualche modo vicino. Ho sempre amato film come Terminator o Blade Runner in cui il futuro è davvero oscuro, e in ogni caso amo dare risalto alla componente senziente delle macchine che prendono coscienza di sé stesse e alcuni casi hanno un loro pensiero una loro etica, unite nell’obiettivo per cui sono state progettate e a differenza dell’uomo non si annientano a vicenda, anzi collaborano.
Quale tour o concerto ha segnato maggiormente la vostra esperienza e crescita personale come band?
Tra i concerti più rilevanti troviamo sicuramente quello di spalla agli Impaled Nazarene a Palermo nel 2007, e il minitour del 2015 tra Spagna, Croazia, Slovacchia e Inghilterra.
Cosa ne pensate dell’attuale scena metal nella vostra città? E, quali progetti futuri hanno in mente i Throne Of Molok? Grazie Morgan!
Diciamo che la scena palermitana attualmente è abbastanza stagnante, si vive molto di ricordi e, rispetto a 10/15 anni fa, le proposte di band “metal” sono pressoché inesistenti. Molte band si sono sciolte o sono inattive per varie motivazioni che possono essere lavorative, familiari o semplicemente perché non c’è nessuno sbocco, anche se onestamente me ne sono sempre sbattuto di certe gratificazioni. Io faccio musica soprattutto per me stesso, poi come si suol dire chi mi “odia” mi segua ahah. Riguardo ai nostri progetti futuri vi invito a seguirci per, chissà, scoprirne di più. Per concludere, voglio ringraziarti Erika, è stato un piacere parlare dei Throne Of Molok con te!
TERRORAGE
I Terrorage sono la perfetta fusione di un puro Death Metal accompagnato all’Hardcore. Fondati nel 2004 da Vincenzo Frisella e Marco Punzo, e con vent’anni di esperienza musicale alle spalle come band, ad oggi godono della seguente formazione: Marco Punzo alla batteria, Vincenzo Frisella alla chitarra, Andrea Miceli alla voce, Andrea Scalia al basso e Donaldo Crivello alla seconda chitarra.
La brutalità dei Terrorage e le loro ritmiche veloci, unite alla profonda ribellione dei loro testi, hanno portato all’unione delle parole “terror” e “rage” come scelta del loro nome.
Tra il 2006 e il 2009 i Terrorage rilasceranno quattro demo:
– All Cops Must Die! (2006)
– Promo 2007 (2007)
– Slaves (2009)
Nel 2012, invece, esordiranno con la pubblicazione del loro primo disco, “Lobotomy”, con all’interno 8 brani.
All’interno della scena metal palermitana è comune sentir parlare dei Terrorage, e non solo per la loro fama musicale, ma anche e soprattutto per la loro continua presenza sui palchi di tutta Sicilia; presenzieranno al Rotten Blood Tour del 2016, al Rise Of The Underground 4 – Palermo Edition, al MinchiaRura Extreme Fest per tutte le loro quattro edizioni presso la cittadina di Palermo, al The Night Of The Stinking Spawn!, al Sikelian Hell presso Alcamo, al 2° Dimebag Darrell Tribute Live, all’Heavy Rotation Festival e al Night Of The Viking Dead a Catania.
A parlarci della lunga e prolifica vita musicale dei Terrorage oggi è Vincenzo Frisella, chitarrista e fondatore della band.
L’INTERVISTA
Ciao Vincenzo, chi sei? Raccontaci qualcosa di te.
Ciao! Sono Vincenzo, chitarrista e co-fondatore dei Terrorage. Ho iniziato a suonare la chitarra influenzato da band storiche come Slayer e Sepultura, ma nel tempo è stato il death metal a catturare veramente la mia attenzione. L’energia brutale e la complessità tecnica del genere mi hanno sempre affascinato e, pur apprezzando tutta la musica, è il genere che preferisco suonare in assoluto. La musica per me è sempre stata un mezzo di espressione di emozioni intense, e il death metal , con la sua potenza sonora, è la forma perfetta per trasmettere la rabbia e la frustrazione che spesso proviamo verso la società. Oltre ai Terrorage suono e ho militato in varie altre band: Necrass, Grevia, Holdkrast e i più recenti Kaliningrad. Faccio parte della VoV Eventi, agenzia che si occupa di organizzare e produrre eventi underground, e non, in Sicilia. Lavoro come barman nel mio locale Krust (se posso fare pubblicità) a tematica metal. Sono un appassionato di cinema horror e arte visiva, due passioni che influenzano anche la mia musica.
Come nasce solitamente una vostra canzone, e quali sono i temi più ricorrenti all’interno dei vostri album?
Nel creare i nostri brani il processo creativo varia spesso, ma solitamente tutto parte da un riff che qualcuno di noi propone in sala prove in modo molto istintivo e diretto. Poi ci lavoriamo sopra collettivamente cercando di capire quale direzione prendere. In alcuni casi, la struttura di una canzone si sviluppa molto rapidamente, mentre in altre possiamo passare settimane a perfezionare i dettagli. A livello di testi ci ispiriamo molto alla disillusione verso il mondo moderno: rabbia, corruzione, discriminazione e alienazione sono temi centrali nei nostri testi. I nostri brani esplorano il fallimento della società e dell’individuo, con un tocco di brutalità gore, che è tipico del nostro stile.
Quali sono le band o gli artisti che vi hanno maggiormente influenzato?
Le nostre influenze principali provengono dalle leggende del death metal e grindcore; band come Decapitated, Suffocation e Napalm Death hanno avuto un impatto enorme sul nostro sound. Il loro approccio tecnico e brutale ha plasmato il nostro modo di vedere la musica estrema. Ma, ovviamente, non ci fermiamo solo a loro. Ci ispiriamo anche a generi diversi dal grindcore moderno all’ hardcore. Ad esempio i lavori dei Misery Index o dei Cannibal Corpse ci hanno aiutato a definire il nostro approccio aggressivo, mentre il grind di band come Terrorizer, Wormrot, Rotten Sound e Wormed ha influenzato molto negli ultimi nostri lavori.
Cosa pensate dell’attuale scena metal a Palermo e della sua evoluzione negli anni?
La scena metal a Palermo ha attraversato varie fasi; storicamente, Palermo, è stata culla di band come Haemophagus, Throne of Molok, Balatonizer, Cadaver Mutilator, Necrass, Stesso Sporco Sangue e Daemonokrat, che hanno sempre mantenuto alta la bandiera del death/grind/trash. E, ancora, gruppi come Sirrush, Malauriu, Wolvesguard, Mistica Nox, Ortro e Beast of Torah che hanno mescolato black e death metal con una forte identità locale. Negli ultimi anni, però, c’è stato un fermento di nuove band e progetti e non possiamo non citare Eraser, Ireful, Spasticus, Pazuzu’s Inverted Church, ANF, Conceal e Mostardacida che, nonostante la forte predisposizione underground, sono riusciti a farsi notare nella scena DIY. In Sicilia, la scena underground in generale e, soprattutto, il genere metal in tutte le sue sfaccettature, pur non avendo mai raggiunto grandi vette in termini di popolarità se non in rari casi, è stata probabilmente tra le più prolifiche e innovative regioni italiane nello sfornare decine e decine di validissime band. Queste spesso ricevono il giusto merito andando a suonare all’estero, complice la mancanza di strutture adeguate e, soprattutto, di apertura mentale da parte del pubblico. Nonostante queste difficoltà, il talento delle band siciliane riesce spesso a emergere oltre i confini locali. L’aspetto più bello della scena palermitana è la coesione tra le band. È comune vedere gruppi diversi collaborare per organizzare eventi e concerti, supportandosi a vicenda. Grazie anche all’impegno di agenzie D.I.Y. locali come VoV Eventi e Barbarie Productions, provando a creare sempre più occasioni per le band di esibirsi e farsi conoscere. Insomma, la scena pare essere viva e in crescita, e c’è una forte volontà di portare il metal palermitano oltre i confini dell’isola.
Grazie Vincenzo! State già lavorando su nuovo materiale? Se sì, cosa possiamo aspettarci?
Siamo attualmente al lavoro sul nuovo album che vedrà luce nel 2025 e si intitolerà Collateral Murder. Stiamo investendo molte energie in questo progetto e sarà sicuramente uno step avanti rispetto ai nostri lavori precedenti, sia a livello compositivo che di produzione. Il nuovo materiale sarà ancora più aggressivo e oscuro, con una forte componente di critica sociale e politica, che si rifletterà nei testi e nel sound. Parallelamente, stiamo anche pianificando un tour per promuovere Collateral Murder e portare la nostra musica in giro, non solo in Italia ma anche all’estero. In particolare, abbiamo già alcune date previste per il 2025, e non vediamo l’ora di suonare dal vivo le nuove tracce. Inoltre, stiamo valutando la possibilità di collaborare con altre band della scena palermitana e siciliana per alcuni split album e magari qualche progetto live speciale. Insomma, ci sono tante idee in cantiere! Grazie Erika per averci incluso nel tuo progetto!
La bellezza della cultura metal e punk non è, chiaramente, circoscritta soltanto al lato musicale, bensì è facilmente individuabile anche ad occhio nudo. Senza alcuno stereotipo, è pressoché evidente che lo stile rappresenta un lato fondamentale di questo mondo, ed è facilmente riconoscibile. Spesso associati a vasti tatuaggi, lunghe chiome o vestiario stravagante, lo stile della cultura underground a Palermo offre bellezza per gli occhi in ogni angolo della città; è Marcello Orlando, con la sua Reflex, a girovagare per Palermo alla ricerca dei soggetti perfetti per i suoi scatti.
Marcello Orlando, in arte SatanProvokator, classe ’77 nasce a Palermo e cresce con la forte passione per la musica; a 12 anni inizia il suo percorso imparando a suonare la batteria, mentre, a 16, introduce la chitarra elettrica e affina con essa le sue abilità tecniche nel campo della musica.
Nell’ultimo anno scopre un successivo amore che lo accompagnerà nel corso di tutti questi mesi fino ad oggi: la fotografia. La bellezza dei soggetti che Marcello fotografa sta in ogni dettaglio, persino quelli che normalmente non riusciremmo a cogliere, ed è una perfetta bilancia tra fascino e attrattiva: dai tatuaggi vistosi di ogni tipo pronti a coprire ogni piccolo lembo di pelle nudo, body modifications, capigliature appariscenti, chiodi di pelle e infinite toppe di band musicali, a sorrisi imperfetti e sguardi penetranti in grado di riscrivere il vissuto del soggetto e l’intesa che traspare all’interno di un gruppo o una coppia di innamorati.
Ho deciso di intervistare Marcello, per poter accompagnare voi lettori nel suo mondo, andando a scoprire la storia personale e i suoi primi passi, fino alla visione che ha dell’arte della fotografia in questo contesto.
L’INTERVISTA A SATAN PROVOKATOR
Ciao Marcello, cosa ti ha portato a fotografare la scena metal e i metallari in particolare? È nata prima la passione per la fotografia o per la musica? Raccontaci un po’ di te.
Ciao Erika, la passione per la musica nasce sicuramente prima. Sono classe ’77 e sin da bambino ho ascoltato tutta la musica che ho potuto, di ogni genere, in ogni lingua, mangianastri, giradischi, compact-disc eccetera. Da adolescente ho poi fatto le mie prime esperienze con le varie scene underground tra centri sociali e occupazioni varie. Nell’arco del tempo ho così conosciuto vari esponenti della suddetta scena e stretto preziose amicizie nell’ambito della musica “alternativa”, e più in generale “underground”, senza limitazioni di sorta riguardo al tipo di musica. Quella della passione per la fotografia è in realtà una “novità”; ho scattato la mia prima foto con la reflex digitale che oramai ho sempre in spalla dalla fine del Maggio 2024. E da quel momento, che mi si creda o no, ho scattato sempre e solo di notte migliaia di foto a sconosciuti, conoscenti ed amici. Da quella che è nata come una passione sto cercando adesso di trarne fuori le competenze per ottenere risultati che mi consentano di trasformarla in una professione vera e propria.
Cosa pensi che renda la scena metal visivamente così interessante rispetto ad altri generi musicali?
Beh, come accennavo prima, la scena Metal o comunque Metal Underground è un po’ l’acqua nella quale ho imparato a nuotare nel corso degli anni, di conseguenza prediligo sicuramente l’estetica di questo ambiente per forza di cose. Credo, in ogni caso, che con le giuste intenzioni e con un certo “piglio” possa diventare visivamente interessante ogni scena di ciascun genere musicale.
Quali sono i dettagli fisici che trovi più stimolanti da immortalare, e perché?
Quelli che non piacciono ai soggetti che ritraggo! E non scherzo; sin dagli esordi ho cercato di stabilire un approccio “differente” con le persone che ho fotografato, cercando di conoscerne a grandi linee i lineamenti interiori prima di ritrarne gli esteriori. Da qui viene anche il “nomme de guerre” che ho adottato sui social: “Satan Provokator”. L’aspetto provocatorio del mio approccio ai soggetti delle foto è qualcosa a cui ho sempre tenuto per poter dare “vita” e “calore” ai ritratti, e sbrigativamente potrei descriverlo come un tipo di approccio tra il serio ed il faceto, l’ironico ed il tragico, che cerco di verbalizzare e incarnare negli attimi che precedono molte delle foto che ritengo le più riuscite tra quelle che ho scattato finora.
Come pensi che la fotografia possa contribuire a documentare e preservare la cultura metal nel tempo?
In realtà questo non è mai stato il mio obiettivo principale, ma credo certamente che i miei scatti, insieme a quelli di tantissima altra gente brava quanto e più di me, contribuiranno a tenere memoria di tutto l’impegno e la vitalità che anima la scena metal.
Quali progetti futuri hai legati alla scena metal? Hai mai pensato di espandere i tuoi lavori alla fotografia, ad esempio, di concerti o a qualche serie fotografica dedicata al metal?
Certamente; la volontà di allargare gli orizzonti ai concerti, festival ed eventi in generale che siano legati a questo ambiente è nei miei piani da tempo. Per la verità è una cosa che già è in atto; come ricordavo in prima, faccio parte della scena, seppure con momenti nei quali per forza di cose non ho potuto essere presente quanto avrei voluto, da 30 anni. La differenza è che adesso partecipo con una reflex digitale e con il mio senso dell’umorismo che spesso rischia di procurarmi più guai che altro, ma che a volte riesce a tirare fuori degli scatti di cui vado fiero. In conclusione vorrei ringraziarti per questa opportunità che hai dato a me e a tutti quei musicisti che conosco, per aver realizzato questo articolo divulgativo e puntuale su quella che in fondo è una scena piena di amici di lunga data oltre ad essere i soggetti di alcuni tra i miei scatti migliori.
Proprio in questi giorni ho avuto il grande piacere di apprendere, tramite un messaggio privato di Marcello, l‘inaugurazione della sua prima mostra fotografica presso il pub Krust in via Dante, a Palermo. A partire da giovedì 31 ottobre 2024, in occasione della notte di Halloween, il Krust Pub di Palermo inaugura “(S)EXHIBIT/SATAN PROVOKATOR”, la nuova rassegna fotografica settimanale firmata dal fotografo palermitano Marcello Orlando, noto con il nome d’arte Satan Provokator. Dopo l’inaugurazione, l’evento si terrà ogni lunedì, dalle 19:00, trasformando il pub in uno spazio dove arte, horror e musica si fondono. Vi invito dunque a fare un salto in Via Dante 19 per assaporare l’estetica cruda e grottesca degli scatti di Marcello Orlando che mescolano la tecnologia dell’intelligenza artificiale alla fotografia tradizionale urbana.
Nel corso di questo articolo, e più in generale del mio progetto sulla musica punk e metal, abbiamo ripercorso gli eventi che hanno reso questi due generi base cardine di un cambiamento musicale e sociale mai visto prima. Nonostante le diverse disavventure che hanno accompagnato la musica metal e punk nel corso di questa narrazione, abbiamo imparato a concentrarci su aspetti più reali e oggettivi della musica che fortunatamente hanno modo di discostarsi dai presunti mali che la riguardano.
Mi sento di dover infine aggiungere che ogni cosa in questo mondo, così come la musica estrema di cui ho parlato, va presa con le pinze e con criterio, per cui non è impossibile che possa andare ad influenzare soggetti più deboli. Trattate la musica come valvola di sfogo sana, traetene da essa la vostra ideologia personale, fate sì che formi la vostra individualità, ma fatelo sempre con ragionevolezza ed intelligenza. Amare generi estremi e violenti non è sinonimo di personalità ferocia e aggressiva, e mai dovrebbe esserlo.
❝Fin da quando avevo 12 anni ho dovuto difendere il mio amore per l’heavy metal da chi diceva che è una forma di musica meno valida. La mia risposta ora è che o lo senti o non lo senti. Se il metal non ti dà quella travolgente ondata di potenza che ti fa rizzare i capelli sulla nuca, potresti non capirlo mai, e sai cosa? Va bene, perché a giudicare dai 40.000 metallari che mi circondano ce la caviamo benissimo anche senza di te.❞
– Sam Dunn
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Ortro
1 settimana agoDavvero un bellissimo articolo, grazie per l’intervista è stato un vero piacere e complimenti per l’impegno e la professionalità che ci hai messo 😉
Saluti,
Ortro
Alex
7 giorni agoÈ stato un piacere far parte di questo magnifico articolo. Come già detto nei precedenti articoli, fai uno splendido lavoro e si vede l’intensa passione che ti motiva. Grazie a nome mio, della mia band e di tutto l’underground.
Rob
1 settimana agoSei fenomenale!
Morg
1 settimana agobellissimo articolo davvero !complimenti per la passione e l’impegno 🤘🏻🤘🏻🤘🏻
Paolo@admin
1 settimana agoOttimo lavoro come sempre Erika. Anche questo articolo è molto interessante!
Jos
1 settimana agoL’impostazione dell’articolo rende giustizia di tutto l’arco cronologico e dell’importanza storica del genere Heavy Metal e affini.
Dunque sono da apprezzare le informazioni ricercate e non scontate di un genere che ha spaziato e continua a farlo nelle vite di ognuno di noi. In particolar modo io e molti di noi della scena palermitana ti ringraziamo per il tuo tempo nel rendere più colorita, ricca di aneddoti e curiosità ciò per cui viviamo e lottiamo, sempre con lo spirito di grande passione per la musica (e non solo)
Grazie per aver creato uno spazio con cui poter interagire.
Come ti dissi non molto tempo fa, la gente si sta rendendo conto finalmente dei tuoi valori umani e artistici.
Ribadisco ancora una volta: Sono orgoglioso di te. Erika.
The Necromancer
1 settimana agoErika sempre la mia preferita e la migliore
Claudia
1 settimana agoArticolo impeccabile, si vede che c’è tanto lavoro dietro. Ben scritto e molto interessante.
Ho apprezzato soprattutto la parte in cui vengono smentiti determinati pregiudizi sul metal che da sempre sono il giusto pretesto per giudicare chi ascolta questo genere.
Penna d’oro, come sempre.
Aspetto il prossimo articolo con ansia!
Giovanni
6 giorni agoArticolo pienamente esaustivo sia per conoscere il genere musicale in sé, sia per approfondirne gli aspetti più particolari e i sottogeneri, fino a fare conoscere artisti del nostro territorio.
Insomma, una sorta di enciclopedia a portata di smartphone.
Evidente è l’immenso lavoro di ricerca e gestione delle informazioni in esso contenuto, nonché la linearità e chiarezza. I miei complimenti a Erika per il suo lavoro di divulgazione culturale.
Alex
5 giorni agoL’articolo è ben scritto, chiaro e coinvolgente.
Approfondisce molto bene il tema della musica Punk e Metal e la relativa cultura.
Ottimo lavoro di sintesi e analisi, articolo consigliatissimo!