Una donna che grazie alle sue scelte ha cambiato l’Italia.

Era il 5 settembre del 1981 ed in Italia veniva abolito il cosiddetto “matrimonio riparatore”.

Grazie alla legge n. 442 del 5 agosto 1981 “Abrogazione della rilevanza penale della causa d’onore”, in Italia si abolirono due delle cose più crudeli che la nostra legge permetteva, le nozze riparatrice e il delitto d’onore.

Oggi in occasione di questo anniversario andiamo a parlare del primo caso, quello che riguarda le nozze riparatrici.

Il codice Rocco, prevedeva l’estinzione della pena per violenza sessuale se a seguito di queste ultime si fossero verificate le nozze e pene ridotte per chi commettesse omicidio nei confronti di coniuge, figlia e sorella per “illegittima relazione carnale”.

Una legge che oggi ci sembra qualcosa di disumano, ma che fino a poco più di quarant’anni fa garantiva all’uomo di considerare la donna come una sua proprietà, priva di volontà e libertà di scelta.

Ma chi ha contribuito alla conquista di queste libertà? Sicuramente uno dei simboli di questa vittoria per le donne è Franca Viola, una ragazza di Alcamo che per la prima volta nella storia ha rifiutato il matrimonio riparatore pubblicamente.

Franca si fidanzò all’età di quindici anni, con il consenso dei genitori, con Filippo Melodia, nipote di uno dei più importanti boss della cittadina alcamese, Vincenzo Rimi. Qualcosa però andò storto, infatti Melodia venne arrestato per furto e il padre di Franca ruppe il fidanzamento. Questo portò all’interno della famiglia una serie di violente minacce e intimidazioni.

Il 26 dicembre del 1965, Franca Viola venne rapita da Melodia che aggredì la madre della ragazza che tentava di difendere la figlia e distrusse la casa della giovane.

La ragazza fu successivamente violentata, malmenata e lasciata a digiuno per otto giorni. Il giorno di capodanno il padre della ragazza fu contattato dai parenti di Melodia per la “PACIATA”, cioè un incontro per mettere le famiglie davanti al fatto e far accettare ai genitori di Franca le nozze. I genitori, dopo essersi accordati con la polizia, fecero credere a Melodia di accettare le nozze riparatrici, ma il 2 gennaio la polizia intervenne all’alba liberando Franca e arrestando Melodia e i suoi complici.

Come detto sopra, a quel tempo la prassi prevedeva che per una questione morale la ragazza avrebbe dovuto sposare il suo stupratore salvando il suo onore e salvandolo anche dalla pena, visto che l’articolo 544 del codice penale ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato eseguito il cosiddetto “matrimonio riparatore”. In caso contrario lei sarebbe dovuta restare a vista zitella e sarebbe stata additata come “donna svergognata”.

Ma questa volta la storia fu diversa, Franca si rifiutò di prendere in sposo Melodia e pur essendo tanti i tentativi da parte degli avvocati difensori di Melodia di far passare lei come donna consenziente che si rifiuta di sposare l’uomo per volere della famiglia, i giudici diedero ragione alla donna e Melodia fu condannato a 11 anni di carcere.

Successivamente Melodia si sposò con una donna conosciuta per corrispondenza una volta uscito dal carcere e trasferitosi vicino Modena fu ucciso da ignoti nel 1978 con due colpi di lupara.

Franca si sposo invece con un suo compaesano e amico d’infanzia nel 1968, anche se lei cercava in tutti i modi di distogliere il futuro marito per timore di rappresaglie, ma egli le ha dichiarato: “meglio vivere dieci anni con te che tutta la vita con un’altra”.

Quella di Franca è una storia che ha cambiato le sorti delle donne in Italia, ma nel mondo ancora ci sono nazioni che permettono il matrimonio riparatore e sono ben 20: Algeria, Angola, Bahrain, Bolivia, Cameroon, Eritrea, Gaza, Guinea Equatoriale, Iraq, Kuwait, Libia, Filippine, Repubblica Domenicana, Russia, Serbia, Siria, Tajikistan, Thailandia, Tonga e Venezuela, anche se a livello legale variano le condizioni da paese a paese.

Film su questo tema:

Un film che parla della storia di Franca Viola è “Primadonna”, film della regista Savina che racconta la storia della donna siciliana che ha cambiato il costume del Paese.

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