La Personificazione DI UNA ENTITà FATTA SPESSO DI FUMO, DI BUIO O DI TERRA…
Verrà la Morte e avrà i tuoi occhi … – recitava come Titolo alle sue Poesie Cesare Pavese. Un articolo di Sveva Molinaro
La Morte personificata, con determinate caratteristiche di distinzione, è una figura esistente fin dall’antichità nella mitologia e nella cultura popolare di ogni paese del mondo, spesso raffigurata con una vaga parvenza umana o come entità astratta fatta di fumo, di buio o di terra.
La raffigurazione più diffusa nell’immaginario comune comunque è quella di uno scheletro che brandisce una falce, a volte vestito con un saio nero, una tunica o da un mantello di colore scuro munito di cappuccio.
La figura della Morte è nota a molti con il nome di Tristo Mietitore o Sinistro Mietitore, Cupo Mietitore e Nera Mietitrice, dalla cultura americana anche The Reaper.
La personificazione della Morte viene generalmente associata all’idea di un’entità neutra, ossia né buona né cattiva, ma solamente dedita a portare avanti il suo compito necessario per l’ andazzo universale.
Il suo unico compito, infatti, sarebbe quello di accompagnare nel trapasso le anime degli esseri viventi dal regno materiale al regno dei morti.
La Morte in alcune mitologie fa sì che la vittima trapassi semplicemente andando a prenderli e portandoli nell’Ade.
Invece in alcune storie folkloristiche si narrano gesta di viventi che cercano di aggrapparsi alla vita evitando la visita della Morte, o difendendosi dalla Morte con tangenti o trucchi.
Altre credenze sostengono che lo Spettro della Morte è solo uno psicopompo, che serve a recidere gli ultimi legami tra l’anima e il corpo e per guidare il defunto verso l’aldilà, senza avere alcun controllo su quando o come la vittima debba sostanzialmente morire.
La Morte è spesso personificata in forma maschile, sebbene il certe culture viene percepita come femminile come ad esempio, la Morana nella mitologia slava o Ereškigal in quella sumera.
Nella mitologia greca, Thanatos è la personificazione della Morte e dal suo nome deriva proprio la tanatofobia, la paura della Morte.
Secondo Esiodo, è figlio di Nyx la Dea della Notte, che l’aveva concepito per partenogenesi, cioè senza un compagno, non ché fratello gemello di Hypnos, il Sonno.
I greci lo rappresentavano come un giovane alto e scuro o come un vecchio barbuto con le ali al pari dell’iconografia di Chronos.
Gli attributi comuni tra Thanatos e la madre Nyx sono le ali e la torcia capovolta, quale simbolo della vita che si estingue.
Talvolta era rappresentato sotto la figura di un bambino nero con piedi torti o incrociati, quale simbolo dell’imbarazzo dei corpi che si trovano nella tomba.
Altri simboli a lui attribuiti sono farfalla in mano, che simboleggia l’anima e la vita, oppure con un fiore di papavero sonnifero simbolo che condivideva col fratello Hypnos.
I Romani lo chiamavano anche Mors raffigurandolo come un Genio alato e silenzioso.
Nell’Induismo Yama è la divinità preposta al controllo ed al trapasso delle anime da un mondo all’altro. È figlio di Surya il Dio del Sole e di Saranyu, viene chiamato anche Dharma. La sua tradizionale iconografia è quella di un uomo che cavalca un bufalo nero, vestito di rosso con gli occhi di fuoco e la pelle verde.
Nel Buddhismo è rappresentato come un essere irato, dalla pelle di colore nero-blu, vestito di pelli animali e adorno di teschi e ossa.
Nella rappresentazione iconografica del Saṃsāra Yama stringe a sé la ruota dell’esistenza.
Nel buddhismo Vajrayana la Morte viene considerata uno degli otto dharmapada, un difensore del Dharma. Sempre nel buddhismo Vajrayana, inoltre, esiste anche Yamantaka, il Distruttore della Morte, che assume su di sé le sembianze di Yama, compreso il volto di bufalo tratto dal suo veicolo nell’iconografia induista, a significare il superamento di ogni dualità.
Nella Bibbia il quarto cavaliere dell’Apocalisse è rappresentato con l’inferno che lo segue.
Nell’Antico Testamento il cosiddetto “Angelo del Signore” colpisce 185.000 nell’accampamento Assiro (II Re 19:35), nel libro dell’Esodo 12:23, il Signore “percuote” ogni primogenito d’Egitto ma non fa passare lo “sterminatore” nelle case in cui c’è un segno di sangue sulla porta.
Sempre l’Angelo Sterminatore causa una pestilenza in Israele finché il Signore non gli ordina di “ritirare la mano” (II Sam 24:16; I Cronache 21:15).
Re Davide vede l’Angelo della Morte descrivendolo così: “stava tra terra e cielo con la spada sguainata in mano, tesa verso Gerusalemme”(I Cronache 21:16).
Nel suo libro, Giobbe usa il termine “distruttore” e in Proverbi si fa riferimento alla Morte come di un essere visibile e completo.
Di solito Azrael è il nome di colui che è riconosciuto come Angelo della Morte.
Il “mĕmītǐm” è un tipo di angelo biblico associato alla mediazione oltre la vita dei morenti (Libro di Giobbe 33:22).
Azrael abita nei cieli e possiede dodici ali. È visto come un essere ricoperto da occhi che tiene in mano una spada da cui gocciola fiele. Quando un uomo sta per morire, l’Angelo fa cadere una goccia di fiele in bocca all’uomo e questo ne causa la Morte: l’uomo comincia a decomporsi e il suo viso diventa giallo.
L’espressione “avere il gusto della Morte” è derivata dalla credenza che la Morte fosse causata da una goccia di fiele.
Dopo la Morte dell’uomo l’anima esce dalla bocca e la sua voce giunge fino alla fine del mondo.
Proprio per questo l’Angelo sta sulla testa del morente, per impedire all’anima di fuggire.
Nella tradizione ebraica, l’angelo è rappresentato come un brutale macellaio che uccide tramite la sua goccia di fiele, usando la sua spada o con un laccio.
Secondo la tradizione ci sarebbero sei angeli della Morte: Gabriele, che prenderebbe le anime dei giovani, Kapziel o Kafziel, che prenderebbe le anime dei Re,
Mashbir o Meshabber, che prenderebbe le anime degli animali selvatici, Mashhit, che prenderebbe le anime dei bambini,Af, che prenderebbe le anime degli uomini ed
Hemah, che prenderebbe le anime degli animali domestici.
L’angelo della Morte, a causa delle sue frequenti rappresentazioni di mostro vestito di nero o di impietoso ed iniquo omicida, è stato spesso associato al diavolo.
La Morte non è eterna e da essa si può risuscitare o rinascere nella stragrande maggioranza dei Culti Mondiali.
Nella mitologia giapponese la Morte è impersonata da Enma comanda lo Yomi, cioè gli Inferi,il che lo rende simile ad Ade, e decide se i morti devono andare in paradiso o all’inferno.
I testi religiosi, in particolare il Kojiki, parlano del Takama no Hara, cioè la Pianura degli Alti Cieli, paragonabile al concetto occidentale di paradiso, e dello Yomi no Kuni o Terra di Yomo, paragonabile al concetto occidentale di inferno, una terra dei morti in cui regna un Re demoniaco, Enma, che ha il compito di giudicare i morti che sono condotti innanzi a lui.
Tuttavia non è così facile giungere al suo cospetto, infatti per accedere alla vita ultraterrena, bisogna superare le varie prove della vita.
Il rimpianto per il mancato conseguimento di una o più prove condanna l’anima dell’individuo ad un vagare senza meta sulla terra anche se è stato destinato al Takama no Hara.
Un culto più recente è quello degli shinigami, gli dei della Morte.
Le antiche tribù slave vedevano la Morte come una bellissima donna vestita di bianco che teneva in mano un ramoscello di sempreverde. Il tocco di questo ramoscello avrebbe significato la Morte immediata di una persona.
Questa è sopravvissuta fino al Medio Evo, cioè fino a quando non è stata sostituita dallo scheletro con la falce.
I lituani chiamarono la Morte Giltinė dalla parola “gilti” che significa pungere.
Giltinė è stata rappresentata come una vecchia donna vestita di blu con una lingua velenosa e mortale.La leggenda vuole che prima Giltinė fosse una bellissima giovane trasformata in un essere mostruoso quando fu chiusa in una bara per sette anni. La dea della Morte era la sorella della dea della Vita, Laima, che rappresenta inoltre il legame tra inizio e fine. Dopo i lituani adottarono come immagine della Morte lo scheletro con la falce.
La Morte personificata è un soggetto frequente nella cultura popolare, dal teatro al cinema, dai fumetti ai romanzi ai videogiochi. Tra le apparizioni letterarie più consistenti si ricordano quelle nei romanzi comici di Terry Pratchett.
La Morte è un personaggio secondario della serie televisiva I Griffin.
Nella seconda stagione di American Horror Story, Asylum, compare la Morte come angelo saggio e giusto, interpretato da Frances Conroy.
Nella serie animata statunitense – Le tenebrose avventure di Billy e Mandy -, la figura mitologica è uno dei personaggi principali, appare infatti col nome Tenebra e assume un atteggiamento socievole, buono e cordiale, malgrado il suo spaventoso aspetto tende spesso ad aiutare il prossimo, anziché sopprimerlo come dovrebbe essere per sua consuetudine e ruolo.
Occultisticamente e Medianicamente parlando invece la Morte non è una singola figura ma sono invece moltissime le Incarnazioni della Morte che fungo da accompagnatori psicopompo nell’ Oltre. Possono essere amici e parenti dell’ appena trapassato o anche altre Entità differenti. Sono normalmente le classiche persone che solo i morenti vedono quasi sempre intorno a se nei momenti o nei giorni prima del loro spegnimento definitivo.